Posts Tagged ‘Andiamo Oltre’

“Andiamo Oltre” e lavoriamo nelle “Fabbriche”, ma sempre con Machiavelli in tasca!

July 30, 2010

The "Generazione-X" Factor

Abbiamo visto che c’è chi sta tentando di “andare oltre”, ormai da qualche mese, ed a mio giudizio fa un gran bene! Oltre i partiti tradizionali, oltre questo PD, oltre questo centro-sinistra…con lo sguardo fisso alla possibilità di andare oltre il berlusconismo e lasciarsi dietro le spalle una volta per tutte la sua pericolosa fase decadente.

Lo stiamo ripetendo con insistenza dalle nostre frequenze: mantenere immutato lo status quo nella pratica e nell’offerta politica, a seguito di cicli e progetti politici fallimentari sia in termini elettorali che in termini qualitativi, è una strategia perdente: per questo chiunque butta sul tavolo qualcosa di innovativo non può che compiere un’azione corretta! La voglia di cambiamento e di innovazione tout court, però, da sola non basta: ci vuole infatti una direzione corretta verso cui muovere e dei compagni di viaggio sufficientemente attrezzati.

La sensazione che si ricava nel seguire i lavori delle Fabbriche di Nichi, così come degli appuntamenti costruiti nella cornice progettuale di Andiamo Oltre è quella di avere a che fare con progetti che riescono di nuovo a far entusiasmare chi vi partecipa, squarciando in qualche modo quel muro che esiste tanto tra i protagonisti della politica e la famosa base, quanto tra il teatrino della politica e la realtà. La direzione, poi, pare essere proprio quella giusta: contromisure alla precarietà, costruire un partito di giovani elettori, nuova cittadinanza, narrazioni contro Lega Nord e berlusconismo, diritti civili, best practices contro corruzione e malcostume. Il tutto accompagnato sempre dallo stesso minimo comune denominatore: partecipazione orizzontale.

Per dirla con le parole di coloro che stanno animando queste esperienze, siamo al prologo di una battaglia tra la buona e cattiva politica! Tutto vero…non credo sia difficile infatti riconoscere la distanza che esiste tra questi progetti e le immancabili fondazioni ingessate, i convegni pieni dei soliti Soloni con clack a seguito, la pratica politica scandita da fredde dichiarazioni dei portavoce ed i tatticismi esasperati delle correnti.

Una sola avvertenza però: non c’è scritto da nessuna parte che la buona politica debba fare a meno di un approccio da real politik, diciamo pure machiavellico, nei percorsi che si intraprendono. La competizione ha le sue regole e le sue dinamiche: se si sceglie di scendere nell’arena bisogna inevitabilmente affrontarle. Pensare che qualcuno si faccia da parte semplicemente perché riconosce la bontà del tuo lavoro è profondamente sbagliato per un motivo semplicissimo: perché da nessuna parte funziona in questo modo né tanto meno in Italia. Così se dalle Fabbriche di Nichi usciranno avamposti su tutto il territorio nazionale in grado di fronteggiare e correre alla pari con le strutture tradizionali dell’organizzazione partitica, il percorso lanciato dalla roccaforte pugliese vendoliana avrà raggiunto il suo compimento, ed ancora se i frutti del contratto a progetto di Andiamo Oltre riusciranno a condizionare le scelte della dirigenza del PD avranno trovato la loro naturale destinazione. Diversamente rimarrebbe la sensazione di tentativi incompiuti! Leggendo ed osservando i lavori ed i resoconti delle iniziative organizzate da entrambi i progetti, ho l’impressione che tutti gli sforzi si stiano concentrando su discussioni tematiche e sull’elaborazione di proposte politiche: bene così, ma il passaggio cruciale sarà come riuscire a tradurle in partica e quindi come riuscire, in un caso, a lanciare una sfida con reali possibilità di vittoria alla candidatura ufficiale del centro-sinistra, nell’altro a farsi ascoltare da Bersani e dai suoi generalissimi. E qui gli insegnamenti di Machiavelli potrebbero essere d’aiuto!

Sono almeno due gli scopi per cui si fa politica.

Primo per passione personale, perchè il desiderio di migliorare la realtà che ci circonda è una vocazione connaturata a quel particolare animale sociale che è l’essere umano e, quando ci si mette in gioco con passione per raggiungerlo, si riesce a dare un cambio di marcia sostanziale alla propria vita. Quando si ha la sensazione di far parte di un progetto politico che corre verso dei fini che riteniamo giusti si sta incredibilmente meglio!

Secondo per poter conquistare, mantenere e gestire fette di potere politico.  In questo caso al criterio della giustizia delle nostre azioni si affianca quello dell’utilità. Per corrispondere lo stesso desiderio di cambiare la realtà che ci sta intorno, abbiamo bisogno di ricoprire i luoghi decisionali della politica: cosa che in democrazia passa obbligatoriamente attraverso il consenso elettorale e, all’interno di un’organizzazione come un partito, attraverso la capacità di occupare o influenzare i suoi centri di comando.

La politica è buona quando raggiunge entrambi gli scopi: non basta testimoniare la propria alterità rispetto alla cattiva politica, bisogna anche lanciarle una sfida e costruire le condizioni per riuscire a prevalere. Spesso si tende a separare i due piani e a ritenere che ciò che è giusto non sia per forza utile, in termini elettorali. Ma dopo vent’anni di Seconda Repubblica, l’Italia è regredita ad un livello tanto basso in termini civili, politici, economici e culturali da far pensare che i due piani possano essere esattamente coincidenti!

L’effetto Obama, una sorta di onda anomala che nasce in sordina ma poi travolge tutti nel suo svilupparsi, in Italia è strutturalmente difficile da replicare: le nostre primarie sono meno trasparenti, oltre che organizzate in maniera diversa, di quelle made in USA ed i nostri partiti hanno molto più potere e presa su territori, elettori e militanti dei loro corrispettivi statunitensi.

Mi auguro davvero che chi di dovere stia pensando anche a questo!

The “X-Generation” Factor

July 28, 2010

The "Generazione-X" Factor

C’è un filo rosso che unisce Le Fabbriche di Nichi con Andiamo Oltre. Sono i primi timidi passi della riformulazione della “sinistra” (possiamo anora chiamarla così?) in chiave contemporanea. Sono l’espressione di un target politico che oggi è senza voce, che è esule nell’attuale PD, e che vuole scrollarsi di dosso la logica (e la classe dirigente) che ha guidato la politica della Prima Repubblica.

Stiamo parlando della “Generazione X”, dei “figli del disincanto” degli anni ’90 e 2000. Di coloro che hanno attraversato le piazze italiane del V-Day, e del No-B Day. Della generazione precaria, dai cervelli in fuga. Sono un gruppo sociale che ha mostrato una capacità di mobilitazione e di partecipazione strepitosa in occasioni particolari, e che poi si è persa sgonfiandosi come un palloncino perché non ha avuto la possibilità di riconoscersi in una organizzazione solida, continuativa, forte, che fosse in grado di valorizzarla.

Le parole d’ordine che rappresentano questo target politico sono chiare: meritocrazia; nuove concezioni di welfare per arginare la precarietà (lavorativa ed esistenziale); diritti di accesso e alfabetizzazione digitale per sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie della comunicazione. Università e ricerca; meticciato e integrazione; lotta alla mafia e alla corruzione. Sostenibilità ambientale. Diritti delle donne e degli omosessuali. Laicità. E poi il rifiuto del berlusconismo e della mitologia della Milano da Bere dei Corona e dei Lele Mora.

Tra questi temi, tra queste sensibilità, troviamo le proposte di Oltre, delle Fabbriche di Nichi, e di tanti altri che in Italia lavorano nella stessa direzione.

La vera scommessa, la vera domanda, è sulla capacità di sintesi politica dei leader di questi fremiti di partecipazione grassroots. Saranno in grado di creare una formazione forte, un’alleanza duratura, una scommessa politica sulla quale investire con forza nei prossimi appuntamenti elettorali a partire da Milano? Oppure verranno risucchiati e distrutti dalla logica “divide et impera” che i vecchi volponi della politica giocano sulle loro teste? Staremo a vedere le prossime puntate del nuovo reality di PoliticalTV: il Fattore “GenerazioneX” – The “X-Generation” Factor.

La Classe Operaia Va In Fabbrica (di Nichi) – secondo tempo

July 22, 2010

La Classe Operaia Va In Fabbrica (Di Nichi)

Ieri abbiamo letto ed ascoltato tutto quello sta ruotando intorno alla figura di Nichi Vendola e credo non sia difficile riconoscere che uno così nel campo della sinistra italiana non si vedeva da tanti, troppi anni.

Questo dovrebbe essere un dato di fatto, un parere condiviso con entusiasmo da chiunque sia stanco di questa ossimorica repubblica di Cesare. Ed invece le prime reazioni alla candidatura di Nichi Vendola alle prossime primarie del centro-sinistra sono gonfie di scetticismo, diffidenza, presunzione e certamente timore!  Troppi i “se”, inutili i “però” e fuori luogo i “ma”: calcoli e giudizi tattici come al solito che non centrano il punto e certificano inesorabilmente la miopia di una certa dirigenza del centro-sinistra italiano. Per fortuna il coro dei lamentosi non è unanime: qualcuno, che invece ci vede bene, ha capito al volo tutte le potenzialità connesse all’affaire Vendola; chissà, forse perché ne condivide i metodi di fare politica o forse perché, a differenza di molti suoi colleghi, non teme di finire dal lato sbagliato nella bipartizione vendoliana tra buona e cattiva politica!

Ed allora credo proprio che Civati abbia ragione in pieno quando ricorda che “le trecce d’aglio non servono a nulla”.

Dalle frequenze di Political Tv abbiamo il privilegio di poter raccontare le cose esattamente come le vediamo, senza preoccupazioni personali nè tatticismi…ed in questo caso mi sembra che siano almeno due le ragioni oggettive per ritenere la candidatura di Nichi Vendola una risorsa per il centro-sinistra italiano, senza se e senza ma.

1 Se l’offerta politica rimane così com’è il centro-sinistra non può che continuare a perdere: o direttamente alle urne o subito dopo in Parlamento. Non me ne vogliano male Bersani, la dirigenza del PD, di Pietro e così via, che continuano onestamente a fare opposizione ed a cercare di costruire la famosa alternativa, ma qualche cosa di nuovo, diciamo pure un plus-valore, rispetto allo status quo è oggettivamente necessario! E non sono io che lo dico, ma i risultati elettorali di tutte le elezioni degli ultimi 10 anni! Se poi c’è qualcuno che s’illude di vincere solo perché Berlusconi potrebbe uscire di scena…beh ancora una volta si dimostrerebbe di capire poco della realtà italiana, in cui la narrazione berlusconiana ha messo radici così profonde da poter sopravvivere anche al suo cantore privilegiato!

Sto in qualche modo dicendo che Vendola è l’unico politico destinato a vincere contro il PDL? Assolutamente no! Piuttosto sto ribadendo che bisogna fare di tutto per averlo tra le proprie fila: che sarà il capo coalizione, o uno dei suoi generalissimi, per dirla in termini bellici, Vendola è una risorsa troppo grande per pemettersi di perderla! E questo per un motivo fondamentale: perché riesce proprio lì dove l’attuale centro-sinistra è inesorabilmente carente. Entusiasmare e mobilitare fette di elettorato che non votano più da anni! Fette che, come si è già visto in Puglia, rappresentano molti più punti percentuali di quelli portati in dote dal buon Casini!

 2 Quando si perde, o si è perso, una competizione, si ha l’obbligo di cercare qualcosa di nuovo e di lasciare a questo lo spazio necessario affinché tutte le potenzialità dell’innovazione possano prendere forma e sostanza! Una guerra fratricida, con colpi bassi, scorrettezze e magheggi  vari, che travalichino la legittima competizione che si svilupperà in seno alle primarie, sarebbero il più grande assist al centro-destra. Direi che il caso Obama-Clinton potrebbe fare da scuola. Durante le primarie i due candidati si sono confrontati, scontrati, spesso attaccati ed hanno messo in campo tutte le risorse a disposizione per dominare il campo democratico statunitense, ma una volta stabilito il vincitore queste stesse forze sono state aggregate sapientemente. Evitato il rischio del reciproco annientamento, i risultati alle urne hanno dimostrato nei numeri l’effetto moltiplicatore di una competizione reale e leale!

Questi sono dunque almeno due buoni motivi, ma credo che se ne possano trovare ancora molti altri, per vivere con entusiasmo la sfida che Vendola ha lanciato al centro sinistra-italiano: al PD spetta il compito di dimostrare di essere in grado, come si fa nel ciclismo, di mettersi in scia e, se ne sarà capace, di farsi tirare la propria volata.